Bagheria si veste di lutto per la scomparsa di Santo Castronovo, storico gestore della trattoria Don Ciccio, punto di riferimento per generazioni di bagheresi e per tanti visitatori provenienti da ogni angolo della Sicilia.
Si è spento ieri mattina, all’età di 88 anni, lasciando un vuoto profondo nel cuore della comunità e in quello di quanti hanno avuto il privilegio di conoscerlo.
Fino a pochi mesi fa, Santo accoglieva ancora i clienti della sua trattoria con il suo sorriso sincero e la gentilezza che da sempre lo contraddistinguevano. Dietro la cassa o tra i tavoli, era l’anima del locale, custode di una tradizione familiare che affonda le radici nella storia della ristorazione bagherese.
Discendente diretto del leggendario Don Ciccio, fondatore dell’attività, Santo aveva proseguito con dedizione l’opera del padre insieme al fratello Melchiorre, mantenendo viva una cucina autentica, semplice e piena d’amore.
Oggi quella tradizione passa nelle mani dei figli e dei nipoti, chiamati a portare avanti un’eredità fatta di passione, rispetto e memoria.
In un’intervista rilasciata alcuni anni fa al giornalista Francesco La Licata per La Stampa, Santo Castronovo aveva ripercorso con orgoglio le origini della trattoria:
“L’esordio della nostra attività – raccontava – avviene nel 1942, durante la guerra, a Bagheria, proprio sutta l’archi di Corso Umberto. Mio padre, aiutato da mia madre, gestiva una taverna dove si servivano fave pizzicate, minestre di verdure, uova sode e un bicchiere di vino. Poi ci trasferimmo in via Senatore Durante, e infine, nel 1947, nel locale della Stazione, quello che sarebbe diventato il nostro posto nel cuore di Bagheria.”
Nel tempo, la madre di Santo – vera anima della cucina – arricchì il menù con piatti tipici siciliani: pasta con le sarde, pasta aglio e olio, polpettone, spiedini, sughi casalinghi. I primi clienti erano carrettieri e camionisti: “Si mangiava con poco e in poco tempo”, ricordava con tenerezza Don Santo.
Parlando del padre, raccontava:
“Aveva un carattere un po’ brusco, ma rispettava chi lavorava. Ricordo che un giorno entrarono in trattoria alcuni operai sporchi di carbone, imbarazzati per il loro aspetto. Mio padre li fece accomodare con calore: Siete lavoratori, e per questo siete i benvenuti. Non dovete chiedere scusa a nessuno.”
Negli anni Sessanta, anche il regista Luchino Visconti fece tappa alla trattoria durante le riprese del Gattopardo. Un aneddoto che divenne parte della storia del locale, insieme a tanti volti noti e anonimi che trovarono da Don Ciccio un luogo di genuina ospitalità.
“Quando cuciniamo, dobbiamo metterci lo stesso amore e la stessa passione che metteremmo per noi stessi” amava ripetere Santo Castronovo. “È questo il segreto di una buona cucina. E poi la qualità: l’olio extravergine dal nostro frantoiano di fiducia, la carne scelta personalmente, gli ortaggi freschi, la caponata fatta in casa. Non possiamo deludere le aspettative.”
Oggi, Bagheria saluta uno dei suoi figli più amati, simbolo di un tempo in cui la tavola era luogo d’incontro, di lavoro e di vita.
Il testimone passa ora ai figli e ai nipoti, eredi di una storia che profuma di tradizione, accoglienza e amore per la buona cucina.

