Caccamo piange Samuel Scacciaferro, 26 anni, rimasto ucciso da una scarica elettrica mentre lavorava in un cantiere fotovoltaico nell’Agrigentino. Disposta l’autopsia.

 Una tragedia che ha scosso l’intera comunità di Caccamo. Samuel Scacciaferro, 26 anni morto lo scorso 17 giugno, folgorato da una scarica elettrica mentre lavorava in un cantiere per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in contrada Genovese, a Menfi, in provincia di Agrigento.

Il giovane operaio era impiegato da una ditta di Campobasso, incaricata a sua volta da un’azienda romana per l’esecuzione del progetto. Secondo le prime ricostruzioni, Samuel è stato colpito dalla scarica mentre si trovava sul luogo di lavoro. I rilievi tecnici sono stati avviati immediatamente e proseguiranno nei prossimi giorni per chiarire le cause dell’incidente e verificare il rispetto delle norme di sicurezza e la regolarità delle autorizzazioni di cantiere.

La Procura di Sciacca ha disposto l’autopsia sul corpo del giovane. Intanto, a Caccamo si fatica a trovare le parole per descrivere lo sconcerto e il dolore di fronte a un’altra vittima del lavoro. Samuel viene ricordato come un ragazzo pieno di energia, determinato, profondamente legato alla sua famiglia.

Il cordoglio della comunità

Innumerevoli i messaggi di cordoglio sui social, dove amici e concittadini si stringono attorno ai genitori, devastati dalla perdita. La madre di Samuel lavora come parrucchiera, il padre è impiegato all’ospedale di Termini Imerese.

“Due genitori meravigliosi, due figli splendidi – racconta un’amica di famiglia – Samuel aveva una vita davanti, sogni, progetti. È inaccettabile morire lavorando, nel 2025. La nostra comunità farà di tutto per stare accanto alla famiglia”.

Tra i messaggi più toccanti, anche quello di Concetta, cittadina di Caccamo che conosceva il ragazzo fin da bambino: “Era stato mio alunno, un bambino pieno di vita. Questa è una tragedia che ci colpisce tutti. È ora che la politica e le istituzioni si assumano le proprie responsabilità: non si può continuare a morire sul lavoro nell’indifferenza generale”.

E ancora:“Non ci sono parole, non riesco a crederci. La vita è ingiusta, ci mancherai gigante buono. Samuel, ti ricorderò quando eravamo insieme in coop, sempre gentile,premuroso.  Guarda non mi vengono nemmeno parole, proteggi i tuoi cari, la tua mamma, tuo papà e il tuo fratello Patrick Scacciaferro. Non è un addio, ma un arrivederci.
Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta!”

Una morte che chiede giustizia

L’ennesima morte bianca riaccende la rabbia per una strage silenziosa che continua a colpire giovani lavoratori. “Ogni giorno muoiono due o tre operai – denuncia ancora Concetta – ma nessuno fa nulla. I lavoratori non sono numeri, sono padri, figli, fratelli. È tempo che la sicurezza sul lavoro diventi una priorità reale per questo Paese”.

Caccamo si prepara ora a dare l’ultimo saluto a Samuel, nella speranza che il suo sacrificio non sia vano e che serva a smuovere le coscienze.

Le parole della famiglia 

Bisognerà fare piena luce su tutti gli aspetti di questa tragedia, a partire dalle mansioni assegnate a Samuel, ai percorsi di formazione e sicurezza previsti dalle norme di prevenzione, fino all’organizzazione e alla sicurezza generale del cantiere – dicono i familiari – E’ necessario continuare a sollevare pubblicamente la questione della sicurezza sul lavoro, troppo spesso considerata un costo anziché un diritto. Non è accettabile che si continui a morire di lavoro. Ogni perdita di vita sul luogo di lavoro è una sconfitta inaccettabile per l’intera società e impone una urgente riflessione collettiva.
Le istituzioni, le aziende, le organizzazioni sindacali e tutta la società civile hanno il dovere di impegnarsi concretamente e non solo a parole, per garantire condizioni di lavoro sicure, formazione adeguata e controlli rigorosi. La sicurezza non può essere opzionale e la prevenzione non può essere trascurata.
Nessuna famiglia dovrebbe trovarsi a piangere un figlio partito per lavorare e mai più tornato – si legge in una nota della famiglia che prosegue chiedendo – scrupolosità nella ricostruzione dell’accaduto, giustizia e attribuzione di eventuali responsabilità, ritenendo che la morte di Samuel potesse essere evitata. Lo dobbiamo a Samuel e a tutte le vite spezzate sul lavoro”
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