La Corte d’Appello di Palermo, sezione lavoro, presieduta dalla giudice Maria Di Marco, ha accolto il ricorso della famiglia di un docente dell’Istituto Vittorio Emanuele III, riconoscendo il diritto alla rendita in favore degli eredi. La decisione ha ribaltato la sentenza di primo grado che aveva respinto la richiesta.
Il professore, nato in Gran Bretagna il 4 marzo 1963 e residente in Sicilia da circa 25 anni, era deceduto il 17 novembre 2020 presso l’ospedale Cervello di Palermo, otto giorni dopo essere risultato positivo al Covid-19. L’uomo, insegnante di matematica e scienze, era tornato in aula nel 2020, dopo i primi mesi di didattica a distanza imposti dalla pandemia. Il 9 novembre era stato sottoposto a un tampone, che aveva confermato l’infezione.
La moglie e le figlie, oggi maggiorenni, avevano chiesto all’INAIL il riconoscimento della rendita quale indennizzo per la morte del docente, sostenendo che il contagio fosse avvenuto sul luogo di lavoro. Tuttavia, l’ente aveva rigettato la richiesta, costringendo la famiglia – assistita dall’avvocato Alessandro Duca – a ricorrere in tribunale. In primo grado, il giudice aveva confermato la linea dell’INAIL.
Ora, con la sentenza di appello, la Corte ha riconosciuto che il contagio è avvenuto durante lo svolgimento dell’attività lavorativa e che il decesso deve essere considerato a tutti gli effetti un infortunio sul lavoro. Una decisione che rappresenta un importante precedente giuridico, anche in materia di tutele legate al rischio professionale durante l’emergenza sanitaria.