Questa mattina il Liceo Classico Statale “Gregorio Ugdulena” ha ospitato un incontro intenso e profondamente umano nell’ambito delle attività di prevenzione al bullismo e al cyberbullismo.
Protagonista dell’iniziativa è stata Mirna Mastronardi, madre di Dea, una ragazza di soli quindici anni che si è tolta la vita dopo aver vissuto un profondo disagio legato a episodi di bullismo e all’isolamento tipico dei social network.
Un invito al rispetto reciproco
“Questa mattina la nostra scuola, nell’ambito della prevenzione al bullismo e al cyberbullismo, ha accolto Mirna Mastronardi, madre di una ragazza, Dea, che si è tolta la vita a 15 anni.
Il disagio giovanile ha tanti volti, talora quello dell’omologazione ai modelli imperanti sui social o imposti dal branco.
La testimonianza di Mirna è stata dura e toccante e numerosi sono stati gli interventi degli studenti.
La lezione da trarre è l’invito ad essere noi stessi e a rispettare gli altri, sempre.”
Parole semplici ma forti, che racchiudono il senso più profondo dell’incontro: la necessità di ascoltare e di educare all’autenticità, contro le pressioni di un mondo che spesso spinge i giovani verso l’omologazione, la dipendenza da like e l’apparenza.
Emozione e partecipazione: una scuola che sa abbracciare
Durante la mattinata, i momenti più intensi sono stati quelli del racconto di Mirna, delle domande e delle riflessioni degli studenti. Occhi rossi, commozione, abbracci spontanei: la scuola si è trasformata in una comunità viva e solidale.
La dirigente Patrizia Graziano ha espresso gratitudine per l’iniziativa, sottolineando l’impegno dei referenti Maria Tardio e Giuseppa Bova, che hanno accompagnato una rappresentanza di alunni dell’Istituto Alberghiero di Caccamo, e di Anna Lombardo, referente del Liceo Artistico.
“La scuola è anche questo”, si legge nel commento della professoressa Lo Bianco “un luogo in cui l’educazione passa attraverso la condivisione delle emozioni e l’empatia”.
“La storia di Dea”: dalla tragedia alla speranza
Il racconto di Mirna Mastronardi, che da anni porta in giro per le scuole la memoria della figlia, nasce da un dolore profondo trasformato in testimonianza.
“Dea” – come ricorda la madre – era una ragazza solare, intelligente, ma progressivamente schiacciata dal giudizio dei coetanei e dall’immagine distorta che i social spesso impongono.
Il suo gesto estremo, purtroppo, non è un caso isolato. Proprio per questo Mirna ha scelto di parlare, affinché la voce di sua figlia diventi un monito per i giovani e un invito a riconoscere il valore dell’unicità di ciascuno.
Un fenomeno che riguarda tutti
Secondo l’ISTAT (2025), un ragazzo su cinque in Italia subisce atti di bullismo, e quasi il 70% riferisce di aver vissuto almeno un episodio offensivo, online o offline, nell’ultimo anno.
Negli ultimi anni, casi come quello di Dea o del tredicenne con autismo bullizzato a Caserta (2024) hanno riportato con forza all’attenzione pubblica la necessità di una rete educativa solida: scuola, famiglia e istituzioni devono agire insieme.
La scuola come faro di consapevolezza
L’incontro di oggi al “Gregorio Ugdulena” dimostra che la scuola può essere il primo luogo di ascolto e di rinascita.
Dare spazio a storie vere, come quella di Mirna Mastronardi e di Dea, significa costruire una cultura del rispetto e della diversità.
Le parole pronunciate alla fine dell’incontro riassumono lo spirito della giornata:
“Grazie, Mirna. Oggi le nostre stelle brilleranno ancora di più.”

